Il tentativo di Israele di distruggere l’UNRWA fa parte della sua strategia di affamare Gaza

Mar 28, 2024 | Notizie

di Kenneth Roth,

The Guardian, 26 marzo 2024.   

Questo attacco non potrebbe arrivare in un momento peggiore per i palestinesi. La fame è diffusa a Gaza e si prevede una carestia nel nord del paese entro maggio.

Palestinesi che passano davanti alla sede danneggiata dell’UNRWA a Gaza City, 15 febbraio 2024. AFP via Getty Images

La vendetta di Israele contro l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) illustra l’insensibilità con cui il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu combatte la guerra a Gaza. Riflette anche lo sforzo di usare l’attacco di Hamas del 7 ottobre come un’occasione per riaggiustare i dati demografici.

L’UNRWA è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1949 per occuparsi dei 700.000 rifugiati palestinesi che le truppe israeliane avevano costretto a lasciare le loro case durante la guerra che ha portato alla creazione dello Stato di Israele nel maggio 1948. I palestinesi si riferiscono a questa espulsione come alla nakbao catastrofe. Oggi l’UNRWA fornisce istruzione, assistenza sanitaria e servizi sociali ai rifugiati sopravvissuti e ai loro discendenti. Sono quasi 7 milioni, sparsi tra Giordania, Libano e Siria, oltre che nella Cisgiordania occupata, a Gerusalemme Est e a Gaza.

Nel gennaio 2024, il governo israeliano ha affermato che 12 membri del personale dell’UNRWA hanno preso parte all’attacco del 7 ottobre. Sebbene Israele abbia tardato a fornire le prove, l’UNRWA ha immediatamente licenziato 10 dei 12 (gli altri due sarebbero morti) e ha promesso di prendere provvedimenti contro chiunque fosse implicato nell’attacco. Anche l’ONU ha avviato un’indagine. Questi passi sono esattamente ciò che un’agenzia responsabile dovrebbe fare.

Ma il governo israeliano ha visto un’occasione di più ampia portata. Ha distribuito “rapporti di intelligence” che avrebbero dimostrato che il 10% del personale dell’UNRWA aveva “legami” non meglio specificati con gruppi militanti islamici a Gaza. Israele ha quindi fatto pressione sui vari governi affinché sospendessero i finanziamenti all’UNRWA, cosa che molti hanno fatto, compresi gli Stati Uniti, il principale finanziatore dell’UNRWA, e la Gran Bretagna. Alcuni di questi governi, tra cui quelli dell’UE, del Canada e dell’Australia, hanno ora ripreso almeno parzialmente i finanziamenti. La Gran Bretagna e altri sono in attesa di un rapporto sull’indagine interna dell’ONU. L’accordo sul budget USA raggiunto all’inizio di questo mese, che ha mantenuto il governo statunitense finanziato fino alla fine di settembre, ha escluso per un anno qualsiasi sovvenzione statunitense all’UNRWA. (Gli aiuti militari e le vendite di armi degli Stati Uniti a Israele continuano, anche se Israele bombarda e affama i civili palestinesi).

Questo attacco all’UNRWA non potrebbe arrivare in un momento peggiore per i civili palestinesi di Gaza. Come è stato ampiamente riferito, la fame è diffusa a Gaza e si prevede una carestia nel nord del Paese entro maggio, se le tendenze attuali persistono.

Grazie ai 13.000 dipendenti che l’UNRWA ha a Gaza, “nessun altro ente ha la capacità di fornire la portata e l’ampiezza dell’assistenza di cui 2,2 milioni di persone a Gaza hanno urgentemente bisogno”, secondo i dirigenti delle Nazioni Unite. Otto delle maggiori agenzie umanitarie private che operano a Gaza hanno dichiarato: “La pura realtà è che il ruolo umanitario dell’UNRWA in questa crisi è indispensabile e non può essere lontanamente sostituito da nessun’altra organizzazione umanitaria”.

La distruzione dell’UNRWA favorisce quindi la strategia di fame del governo Netanyahu a Gaza. Dall’assedio imposto il 7 ottobre, il governo israeliano ha fatto entrare cibo a sufficienza per evitare morti generalizzate, ma non abbastanza per alleviare la fame o attenuare le prospettive di carestia. Lo scorso fine settimana, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha visitato il lato egiziano del confine con Gaza e ha visto “lunghe file di camion dei soccorsi bloccati in attesa di essere fatti entrare a Gaza”. Le procedure di ispezione dei camion degli aiuti da parte di Israele, fatte con poco personale e assai contorte, possono durare tre settimane; spesso i camion vengono respinti perché trasportano un singolo oggetto innocuo che Israele ritiene di valore militare, costringendo a ricominciare la procedura da capo.

Israele ha permesso lanci aerei e consegne marittime di cibo molto pubblicizzati, ma il tutto ammonta a una frazione minima di ciò che è necessario. Solo le consegne via terra possono fornire la quantità di cibo necessaria. Il sistema di consegna dell’UNRWA è indispensabile per queste consegne.

Una consegna via terra che Israele ha organizzato senza l’UNRWA a febbraio è finita in un disastro, con più di 100 morti e centinaia di feriti quando le truppe israeliane hanno aperto il fuoco contro persone affamate e alla disperata ricerca di cibo, scatenando il panico. Mentre alcuni governi hanno ripreso a finanziare l’UNRWA, scongiurando la potenziale chiusura dell’agenzia, Israele ha dichiarato che impedirà all‘UNRWA di consegnare gli aiuti al nord di Gaza, dove, essendo più distante dai due ingressi meridionali aperti, il bisogno è più grave. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che Israele sta “negando alle persone affamate la possibilità di sopravvivere”.

L’ostruzionismo di Israele è in contrasto con la richiesta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di eliminare “tutte le barriere alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala”. Questo blocco è un crimine di guerra, come ha avvertito il procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Khan. Inoltre, viola l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia nella sua sentenza preliminare sul genocidio, che, alimentando ulteriormente l’animosità di Israele, si è basata in parte sulle prove fornite dall’UNRWA.

Israele spera di distruggere l’UNRWA anche perché il governo crede ingenuamente che i rifugiati palestinesi dimenticheranno in qualche modo di essere tali e smetteranno di insistere sul loro diritto al ritorno. Molti non eserciterebbero tale diritto, ma altri lo farebbero. Israele nega questo diritto non solo per il ritorno in Israele entro i confini del 1967, ma anche per il ritorno nei territori palestinesi occupati, in Palestina.

Quelli che sostengono Israele suggeriscono che il passare del tempo dal 1948 dovrebbe portare i palestinesi a perdonare e dimenticare la criminale deportazione forzata, indurre i rifugiati palestinesi a stabilirsi altrove e abbandonare le loro speranze di ritorno. Ma anche Moshe Dayan, il leggendario generale israeliano, si era reso conto che “i palestinesi non avrebbero mai dimenticato la nakba o smesso di sognare di tornare alle loro case”.

Per giustificare il loro rigetto dei rifugiati palestinesi, i pro-israeliani avanzano diverse argomentazioni infondate. Affermano che solo le persone che sono state costrette a lasciare Israele nel 1948 – poche delle quali sono ancora vive – dovrebbero essere considerate rifugiati, non i loro discendenti.

Ma è comunemente accettato che i discendenti dei rifugiati siano considerati tali. È il caso dei Rohingya del Myanmar in Bangladesh, dei Somali in Kenya, degli Afghani in Pakistan, dei Saharawi in Algeria, dei Bhutanesi in Nepal e di altri. Questa inclusione multigenerazionale è un prerequisito per l’accettazione dei rifugiati da parte di molti governi, a causa della loro deplorevole ma reale riluttanza a contemplare il reinsediamento nei paesi di accoglienza se la necessità di un rifugio persiste, come spesso accade.

I sostenitori d’Israele si lamentano anche del fatto che i rifugiati palestinesi non vengano reinsediati altrove, come avviene per altri rifugiati. Ma la maggior parte dei rifugiati fugge da persecuzioni o guerre in corso e non vuole tornare; per loro, il reinsediamento altrove è l’opzione migliore. Ma molti rifugiati palestinesi vogliono tornare. Vedono i loro compatrioti in Israele e Palestina e vogliono raggiungerli. Solo il governo israeliano glielo impedisce. Lo status di rifugiato dovrebbe massimizzare il benessere dei rifugiati, non servire ai governi come strumento per liberarsi di una popolazione indesiderata.

Inoltre, non è certo una novità che i rifugiati cerchino un rifugio temporaneo ma non permanente. Questo è ciò che vogliono molti rifugiati ucraini ora che l’invasione russa è in fase di stallo.

L’attacco all’UNRWA è meglio compreso come parte del tentativo di Israele di alterare la demografia nella terra che cerca di controllare. La popolazione del territorio che va dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo è attualmente divisa in modo approssimativamente uguale tra ebrei e palestinesi. Il modo più ovvio per Israele di mantenere la sua maggioranza ebraica sarebbe quello di permettere la creazione di uno stato palestinese, ma Netanyahu si oppone. Israele potrebbe continuare a governare reprimendo e privando dei diritti milioni di palestinesi nei territori occupati, ma ciò è stato giustamente condannato come apartheid e ha suscitato richieste di pari diritti per tutti in quella che è diventata una “realtà a stato unico“.

Alcuni leader israeliani vedono una brutta terza via d’uscita da questo enigma: ridurre il numero dei palestinesi. Affamando i palestinesi di Gaza e distruggendo gran parte delle abitazioni e delle infrastrutture, Netanyahu sembra voler rendere Gaza invivibile. Questo sarebbe coerente con gli appelli dei suoi ministri di destra per una deportazione di massa da Gaza – uno sforzo per cancellare 2,2 milioni di palestinesi dal bilancio demografico.

Certamente Netanyahu non vuole peggiorare l’equilibrio demografico offrendo un qualsiasi sostentamento ai rifugiati palestinesi che potrebbero voler tornare – anche in Palestina. La distruzione dell’UNRWA fa parte di questo terribile piano. Nessun finanziatore dovrebbe unirsi a questo piano.

Kenneth Roth, ex direttore esecutivo di Human Rights Watch (1993-2022), è visiting professor presso la School of Public and International Affairs di Princeton.

https://www.theguardian.com/commentisfree/2024/mar/26/israel-unrwa-palestine

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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