I complici di un genocidio: da dove Israele prende le armi

Mar 26, 2024 | Notizie

di Ramzy Baroud,

Middle East Monitor, 26 marzo 2024.   

Proiettili d’artiglieria M825 e M825A1 etichettati D528, il codice di identificazione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per le “munizioni a base di fosforo bianco” a Sderot, in Israele, il 9 ottobre 2023. [Mostafa Alkharouf – Agenzia Anadolu]

Oltre 9.000 donne palestinesi sono state uccise dall’inizio della guerra di Israele contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Le madri sono state il gruppo di popolazione civile più numeroso ucciso dallo stato di occupazione, con una media di 37 al giorno dal 7 ottobre.

Queste statistiche, fornite rispettivamente dal Ministero della Salute palestinese a Gaza e dalla Società della Mezzaluna Rossa, rendono conto solo in parte delle sofferenze patite da 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia. Non c’è un solo settore della società palestinese che non abbia pagato un prezzo pesante nella guerra, sebbene donne e bambini ne abbiano sopportato il peso maggiore, costituendo oltre il 70% di tutte le vittime del genocidio israeliano in corso.

Sebbene queste donne e i loro figli siano stati uccisi per mano dei soldati israeliani, è vero che sono stati assassinati con armi fornite dagli Stati Uniti e dagli altri alleati occidentali di Israele. Ora, però, ci viene detto che il mondo si sta finalmente rivoltando contro Israele.

“Il cenno di approvazione dell’Occidente a Tel Aviv per continuare i suoi massacri quotidiani potrebbe presto trasformarsi in un affronto collettivo.”

Questa affermazione è stata espressa al meglio dalla copertina del 23 marzo della rivista Economist. Mostrava una bandiera israeliana a brandelli, attaccata a un bastone e piantata in una terra arida e polverosa. Era accompagnata dal titolo “Israele è solo”.

L’immagine, indubbiamente espressiva, voleva essere un segno dei tempi. La sua importanza diventa ancora più evidente se la si confronta con un’altra copertina della stessa rivista, pubblicata poco dopo la conquista dei territori arabi da parte dell’esercito israeliano nella guerra del giugno 1967, nota ai palestinesi come la Naksa. “Ce l’hanno fatta”, titolava allora la rivista. Sullo sfondo campeggiava un carro armato israeliano per illustrare quel trionfo finanziato dall’Occidente.

Tra i due titoli sono cambiate molte cose nel mondo e in Medio Oriente. Affermare che Israele sia ormai solo non è però del tutto esatto, almeno non ancora.

Sebbene molti dei tradizionali alleati di Israele in Occidente stiano ora disconoscendo apertamente il suo comportamento a Gaza, le armi provenienti da vari Paesi occidentali e non occidentali continuano ad arrivare, alimentando la macchina da guerra che, a sua volta, continua a mietere altre vite palestinesi. Questo ci costringe a chiederci se Israele sia davvero solo, quando i suoi aeroporti e porti sono più attivi che mai nel ricevere massicce spedizioni di armi da ogni angolo del mondo. La risposta è semplice: niente affatto solo.

Quasi ogni volta che un Paese occidentale annuncia di aver sospeso le esportazioni di armi verso Israele, poco dopo appare un titolo di giornale che indica il contrario. Questo è accaduto ripetutamente.

L’anno scorso, ad esempio, l’Italia ha dichiarato di bloccare tutte le vendite di armi a Israele, dando la falsa speranza che alcuni Paesi occidentali stessero finalmente vivendo una sorta di risveglio morale. Purtroppo, il 14 marzo, la Reuters ha citato il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto per dire che le spedizioni di armi a Israele continuano, sulla base della logica inconsistente che gli accordi precedentemente firmati devono essere “onorati”.

Un altro Paese che sta “onorando” i suoi precedenti impegni è il Canada, che il 19 marzo ha annunciato, a seguito di una mozione parlamentare, di aver sospeso le esportazioni di armi verso Israele. I festeggiamenti di coloro che sostengono la fine del genocidio a Gaza erano appena iniziati quando, un giorno dopo, Ottawa ha invertito la decisione annunciando che anche lei onorerà i suoi impegni.

Questo dimostra che alcuni Paesi occidentali continuano a predicare al resto di noi con la loro saggezza non richiesta sui diritti umani, sui diritti delle donne e sulla democrazia, ma in realtà non hanno un vero rispetto per nessuno di questi valori.

Canada e Italia, tuttavia, non sono i maggiori sostenitori militari di Israele, bensì Stati Uniti e Germania. Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace basato a Stoccolma, nel decennio tra il 2013 e il 2022, Israele ha ricevuto il 68% delle sue armi dagli Stati Uniti e il 28% dalla Germania.

I tedeschi rimangono imperturbabili, anche se il cinque per cento della popolazione totale di Gaza è stata uccisa, ferita o dispersa a causa della guerra israeliana.

Tuttavia, il sostegno americano a Israele è di gran lunga il maggiore, anche se l’amministrazione Biden continua a inviare messaggi al suo elettorato -la cui maggioranza vuole che la guerra cessi- che il presidente degli Stati Uniti sta facendo del suo meglio per esercitare pressioni su Israele affinché la finisca.

Sebbene dal 7 ottobre siano state annunciate pubblicamente solo due vendite militari approvate a Israele, le due spedizioni rappresentano solo il 2% del totale delle armi statunitensi inviate a Israele. La notizia è stata rivelata dal Washington Post il 6 marzo, in un momento in cui i media statunitensi riferivano di una crescente spaccatura tra il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

“Si tratta di un numero straordinario di vendite nel corso di un periodo di tempo piuttosto breve”, ha dichiarato al Post un ex alto funzionario dell’amministrazione Biden. Jeremy Konyndyk è giunto all’ovvia conclusione che “la campagna israeliana non sarebbe sostenibile senza questo livello di sostegno statunitense”.

Per decenni, il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele è stato il più alto al mondo. A partire dal 2016, questo sostegno incondizionato è aumentato esponenzialmente durante l’amministrazione Obama, raggiungendo i 3,8 miliardi di dollari all’anno.

Subito dopo il 7 ottobre, tuttavia, le spedizioni di armi a Israele hanno raggiunto livelli senza precedenti. Comprendevano bombe da 2.000 libbre, note come munizioni 5.000 MK-84. Israele ha usato queste bombe per uccidere centinaia di palestinesi innocenti.

Washington sostiene spesso di indagare sull’uso di armi statunitensi da parte di Israele. Secondo il Washington Post, però, Biden sapeva fin troppo bene che “Israele bombardava regolarmente edifici senza avere informazioni certe che fossero obiettivi militari legittimi”.

Per certi versi, Israele è “solo”, perché il suo comportamento è rifiutato dalla maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo. Tuttavia, non è certo solo quando i suoi crimini di guerra vengono eseguiti con le armi e il sostegno dei governi dell’Occidente.

Affinché l’offensiva israeliana a Gaza finisca, quindi, coloro che continuano ad alimentare il bagno di sangue in corso devono interrompere la loro fornitura di armi e munizioni. Poi Israele dovrà rispondere dei suoi crimini, così come tutti i fornitori di armi, perché sono complici di un genocidio.

https://www.middleeastmonitor.com/20240326-complicit-in-genocide-where-israel-gets-its-weapons-from/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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