Il punto di vista del Guardian sulla guerra di Israele a base di trappole esplosive: illegale e inaccettabile

Editoriale del Guardian,

The Guardian, 18 settembre 2024.

La presa sul potere di Benjamin Netanyahu dipende dal fatto che la sua nazione è in guerra. Tutta la regione sta pagando un prezzo elevato.

Vengono deposti fiori e accese candele davanti all’ambasciata libanese a Teheran. 18 settembre 2024. Abedin Taherkenareh/EPA

Durante la seconda guerra mondiale, le forze di guerriglia disseminavano grandi quantità di oggetti con trappole esplosive che potevano attirare i civili. L’idea era quella di provocare morte diffusa e indiscriminata. I giapponesi produssero una pipa da tabacco con una carica che veniva fatta esplodere da un percussore a molla. Gli italiani, una cuffia che esplodeva quando veniva inserita. Oltre mezzo secolo dopo, è entrato in vigore un trattato mondiale che “proibisce in ogni circostanza l’uso di trappole esplosive o altri dispositivi sotto forma di oggetti portatili apparentemente innocui, ma specificamente progettati e costruiti per contenere materiale esplosivo”. Qualcuno ha ricordato a Israele e ai suoi sostenitori esultanti che il loro paese è firmatario del protocollo, come fa notare Brian Finucane dell’International Crisis Group?

Martedì scorso, i cercapersone utilizzati da centinaia di membri del gruppo militante Hezbollah sono esplosi quasi simultaneamente in Libano e in Siria, uccidendo almeno 12 persone — tra cui due bambini e quattro operatori ospedalieri — e ferendone altre migliaia. Questa situazione è direttamente analoga alle pratiche storiche che gli attuali trattati globali sulle armi vietano esplicitamente. I media statunitensi affermano che dietro l’attacco c’è Israele, che ha il movente e i mezzi per colpire i suoi nemici sostenuti dall’Iran. I leader israeliani hanno una lunga storia di sofisticate operazioni a distanza, che vanno dagli attacchi informatici, agli attacchi con i droni e alle armi telecomandate per assassinare gli scienziati iraniani. Anche mercoledì è stato riferito che Israele ha fatto saltare in aria migliaia di radio ricetrasmittenti utilizzate dai membri di Hezbollah in Libano, uccidendo nove persone e ferendone centinaia.

Gli attacchi di questa settimana non sono stati, come affermato dai difensori di Israele, “chirurgici” né una “operazione antiterroristica accuratamente mirata”. Israele e Hezbollah sono nemici giurati. L’attuale serie di combattimenti ha visto decine di migliaia di israeliani sfollati dal confine israelo-libanese a causa degli attacchi con razzi e artiglieria lanciati dal gruppo militante sciita.

Tuttavia, le bombe cercapersone erano chiaramente destinate a colpire singoli civili – diplomatici e uomini politici – che non partecipavano direttamente alle ostilità. Il piano sembra aver prodotto quello che i giuristi potrebbero definire “eccessivo danno collaterale ai civili”. Entrambe le accuse sono state fatte alla Russia per sostenere che Mosca sta commettendo crimini di guerra in Ucraina. È difficile capire perché lo stesso ragionamento non venga applicato a Israele, se non per il fatto che è un alleato occidentale.

Tali attacchi sproporzionati, che paiono illegali, non solo non hanno precedenti, ma potrebbero anche diventare una cosa normale. Se così fosse, si aprirebbe la porta ad altri stati per sfidare letalmente le leggi di guerra. Gli Stati Uniti dovrebbero intervenire e frenare il loro amico, ma Joe Biden non pare compiere alcun gesto per fermare lo spargimento di sangue. La strada per la pace passa per Gaza, ma il piano di Biden per un cessate il fuoco – e il rilascio degli ostaggi – non ha incontrato il favore né del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, né di Hamas [NdT: Hamas di fatto ha accettato, sin dal luglio scorso, la proposta statunitense].

La preoccupazione è che le azioni di Israele portino a un disastroso conflitto totale che trascinerebbe gli Stati Uniti in una lotta regionale. Il mondo è sull’orlo del baratro perché il mantenimento del potere da parte di Netanyahu e il conseguente riparo dalle accuse di corruzione rivolte contro di lui dipendono in larga misura dal fatto che la sua nazione è in guerra. E senza la complicità e l’assistenza degli Stati Uniti tutto questo non sarebbe possibile. Forse solo dopo le elezioni presidenziali gli Stati Uniti potranno dire che il prezzo per salvare la pelle di Netanyahu non doveva essere pagato nelle strade del Libano o dai palestinesi nei Territori occupati. Fino ad allora, l’ordine internazionale basato sulle regole continuerà a essere minato dagli stessi paesi che hanno creato il sistema.

https://www.theguardian.com/commentisfree/2024/sep/18/the-guardian-view-on-israels-booby-trap-war-and-unacceptable?utm_term=66eb384c3cfa13088737a91653c7a8d0&utm_campaign=BestOfGuardianOpinionUS&utm_source=esp&utm_medium=Email&CMP=opinionus_email

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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