di Ali Abunimah,
The Electronic Intifada, 19 maggio 2021.
“Perché siamo così diversi dagli altri bambini del mondo? Perché siamo detenuti quando siamo giovani e dobbiamo soffrire, mentre altri sono felici di fare sport e hanno molte opportunità che noi non abbiamo?”
Queste sono le domande che Obaida Akram Abdurahman Jawabra, allora quindicenne, pone nel video qui riprodotto.
“Ancora oggi nessuno sa rispondermi”.
Alla sua giovane età, Obaida era già stato imprigionato da Israele ripetutamente, un calvario dal quale ha avuto difficoltà a riprendersi. Nel film lo si vede lavorare per rimettere in sesto la sua vita e costruire un futuro.
È stato detenuto per la prima volta dalle forze di occupazione all’età di 14 anni e detenuto e imprigionato di nuovo l’anno successivo.
Le forze israeliane hanno incarcerato Obaida per un breve periodo una terza volta nell’aprile 2019.
Come la maggior parte delle centinaia di bambini palestinesi detenuti ogni anno da Israele, era stato accusato di aver lanciato pietre.
Nel video, l’amico di Obaida gli chiede se teme di tornare di nuovo in prigione.
“Il problema è la Route 60 e come attraversarla per andare al campo [sic, ho messo sic perché nel video lui dice scuola invece di campo]. È controllata [dall’esercito israeliano]”, replica Obaida.
“Mi piace cucinare”, dice Obaida. Nel video prepara un’invitante maqlouba –un piatto tradizionale palestinese a base di riso e agnello– per i suoi amici e familiari.
“Sento la libertà, ma non è una libertà completa”, dice Obaida della sua vita dopo la prigione israeliana. “Dobbiamo prima essere liberati [dall’occupazione] prima che io possa sentire di essere veramente libero”.
Obaida, che è cresciuto nel campo profughi di Arroub vicino alla città di Hebron nella Cisgiordania occupata, non vedrà mai quella libertà.
Lunedì sera, Obama è stato colpito al petto da un soldato dell’occupazione israeliana durante una manifestazione all’ingresso del campo profughi di Arroub.
Stava manifestando sulla strada che temeva: la Route 60.
Il soldato che ha sparato distava circa 70 metri dal giovane, hanno detto dei testimoni alla Defense for Children International Palestine (DCIP).
Le forze armate israeliane hanno poi bloccato l’entrata al campo profughi, impedendo a un’ambulanza di raggiungere Obaida. Il ragazzo è stato trasportato con un’auto privata al centro medico della città di Beit Fajjar, dove è stato dichiarato morto.
Obaida Jawabra, che aveva 17 anni, si sarebbe diplomato a un corso di cucina il prossimo mese. Invece di festeggiare questo risultato, la sua famiglia ha dovuto seppellire il figlio.
“Sta divenendo scandalosamente chiaro alla comunità internazionale che le forze israeliane uccidono impunemente bambini”, ha detto Ayed Abu Eqtaish, il direttore del programma per la responsabilità della DCIP.
“L’impunità sistematica fa sì che non ci siano spazi sicuri per i bambini palestinesi che vivono sotto l’occupazione israeliana”.
Matthew Cassel, il regista che ha realizzato il video su Obaida per la DCIP, ha reso omaggio all’adolescente in un post su Instagram.
Obaida “ha trascorso i nostri pochi giorni insieme facendomi più domande di quante ne abbia fatte io a lui”, ha ricordato Cassel.
“Voleva diventare un cuoco, ma circondato, letteralmente, in ogni direzione dai militari israeliani, posti di blocco e colonie, anche inseguire un sogno così semplice sarebbe stata una battaglia”, ha scritto.
“Il mio cuore va alla sua famiglia, specialmente al suo caro padre Akram, che mi mandava i messaggi più cari durante le vacanze molto tempo dopo il nostro incontro”, ha aggiunto Cassel.
“Amava suo figlio e non desiderava altro che vederlo crescere lontano dall’occupazione”.
La letale repressione israeliana
Obaida Jawabra è tristemente solo uno dei tanti Palestinesi –tra i quali almeno tre bambini– uccisi dalle forze di occupazione israeliana in Cisgiordania nei giorni scorsi.
Mentre il feroce bombardamento di Gaza da parte di Israele ha provocato la morte di oltre 200 Palestinesi giovani e vecchi dal suo inizio, il 10 maggio, le forze di occupazione hanno represso violentemente le proteste palestinesi in Cisgiordania.
Almeno 22 Palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania fino al 17 maggio, secondo l’agenzia di coordinamento umanitario delle Nazioni Unite OCHA.
Almeno 5.000 sono stati feriti.
L’OCHA ha espresso le sue preoccupazioni per “l’uso eccessivo della forza delle unità militari israeliane così come le aggressioni dei coloni israeliani in generale e l’uso di munizioni contro i Palestinesi in particolare”.
Le forze di occupazione hanno anche continuato ad attaccare i Palestinesi a Gerusalemme, specialmente nel quartiere di Sheikh Jarrah dove i Palestinesi stanno resistendo ai piani israeliani di espellere con la forza diverse famiglie palestinesi per dare le loro case a coloni ebrei israeliani.
Un bambino ucciso a Bilin
Solo martedì, le forze armate di occupazione hanno ucciso quattro Palestinesi, compreso un bambino, e ne hanno feriti più di 200, la maggior parte con armi da fuoco, secondo il Ministero della Sanità di Ramallah.
Nel villaggio di Bilin, vicino a Ramallah, martedì pomeriggio, le forze di occupazione hanno colpito a morte Islam Wael Fahmi Dar Nasser di sedici anni.
L’adolescente è stato colpito alla testa da proiettili durante una manifestazione vicino al muro di separazione israeliano che è stato a lungo al centro della resistenza popolare nel villaggio, secondo la DCIP.
I medici del Palestine Medical Complex a Ramallah non sono riusciti a rianimare il ragazzo e ne hanno dichiarato la morte la sera stessa.
Il muro di separazione, che taglia in profondità la Cisgiordania, “ha diviso il villaggio in due impedendo ai Palestinesi che vivono a Bilin di raggiungere le loro proprietà”, ha evidenziato la DCIP.
Dopo Obaida Jawabra lunedì, Islam Dar Nasser è il quinto adolescente palestinese a essere ucciso dalle forze di occupazione israeliana in Cisgiordania quest’anno.
Due Palestinesi sono stati uccisi in feroci scontri con le forze di occupazione vicino all’ingresso nord del villaggio al-Bireh nella zona di Ramallah, adiacente alla colonia israeliana Beit El.
Erano Muhammad Ishaq Hamid, 25 anni, e Adham Fayez Kashif, 20 anni.
A quanto riferito, ci sono stati scambi di fuoco tra Palestinesi e soldati dell’occupazione nella zona, benché non ci siano indicazioni sul fatto che i due giovani uccisi vicino Beit El fossero coinvolti.
Israele ha dichiarato che due soldati sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco.
Nella Città Vecchia di Hebron le forze di occupazione hanno sparato e ucciso Islam Zahida, 35 anni, affermando che egli aveva tentato un attacco contro le forze armate israeliane.
L’esercito israeliano ha affermato che un uomo armato con degli esplosivi, un fucile mitragliatore Carlo improvvisato e un coltello “ha cercato di sparare e lanciare un esplosivo verso” i soldati occupanti, che gli hanno sparato uccidendolo.
Nessun militare israeliano è stato ferito, come in molti casi precedenti nei quali un presunto attentatore palestinese è stato ucciso.
Lo sciopero generale
L’escalation della violenta repressione israeliana nella Cisgiordania occupata è avvenuta mentre i Palestinesi in tutta la Palestina storica facevano uno sciopero generale martedì.
L’astensione dal lavoro ampiamente osservata –forse senza precedenti dalla rivolta palestinese del 1936 durante il dominio coloniale britannico– è vista come un notevole punto di svolta poiché porta in un fronte unificato i Palestinesi della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e dell’interno di Israele.
Se questo slancio sarà mantenuto, segnerà una sfida significativa alla capacità di Israele di sopprimere i diritti dei Palestinesi.
La strategia israeliana si è per decenni basata sulla frammentazione dei Palestinesi in aree geografiche isolate, la classica tattica del divide et impera dei regimi.
Questa rivolta dimostra che la coscienza nazionale palestinese rimane intatta.
Traduzione di Elisabetta Valento – AssoPacePalestina
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