Come un partito dell’estrema destra sionista portato nel parlamento israeliano da Netanyahu lo ha aiutato ad iniziare la guerra che voleva

di David Sheen,

The Gray Zone, 26 maggio 2021. 

Dopo che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu gli ha aperto la strada per il Parlamento israeliano, il partito estremista Potere Ebraico ha scatenato sanguinosi attacchi anti-palestinesi, dando al premier un pretesto per attaccare Gaza

Il colono Yaakov Fauci col membro fascista del parlamento israeliano Itamar Ben-Gvir

Il giorno dopo l’entrata in vigore di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che ha posto fine a undici giorni di bombardamenti reciproci che hanno provocato la morte di circa 250 Palestinesi, dieci Israeliani e tre lavoratori asiatici, i principali commentatori israeliani si sono scagliati sul primo ministro Benjamin Netanyahu, accusandolo di lanciare la guerra per il proprio vantaggio personale.

Gli esperti hanno notato che l’assalto distruttivo di Israele alla Striscia di Gaza è iniziato dopo che il leader del secondo partito più grande in Parlamento aveva ricevuto il mandato di formare un nuovo governo, ciò che avrebbe posto fine ai dodici anni consecutivi di Netanyahu come Primo Ministro e lo avrebbe privato dell’immunità di cui ha bisogno per rimanere fuori di prigione, se alla fine verrà condannato per le molteplici accuse di corruzione per le quali è attualmente sotto processo.

Netanyahu ha sempre avuto a disposizione gli strumenti di cui aveva bisogno per innescare una guerra che avrebbe preservato il suo controllo sul governo.

Nel periodo che ha portato alle atroci ostilità delle ultime due settimane, è scoppiato un intenso conflitto tra Palestinesi ed Ebrei nella Gerusalemme Est occupata, in due località: Il quartiere di Sheikh Jarrah, dove le famiglie palestinesi vengono sfrattate dalle loro case, per essere sostituite dai coloni israeliani e al Nobile Santuario, la spianata dei luoghi sacri islamici nel cuore della Città Vecchia.

In entrambi i casi, i gruppi estremisti ebraici che hanno intensificato con successo le tensioni in una guerra più ampia erano gli alleati politici che Netanyahu era appena riuscito a portare in Parlamento per la prima volta in trentatré anni: I Kahanisti, il movimento politico israeliano più razzista e violento d’Israele, responsabile dell’uccisione di oltre cinquanta civili palestinesi in attacchi terroristici negli ultimi cinquant’anni.

Quando le tensioni etniche hanno raggiunto il punto critico, i leader kahanisti hanno alimentato la furia dei suprematisti ebraici in tutto il paese, spingendoli a sfogare la loro rabbia contro i cittadini palestinesi di Israele, che ora protestano contro le espulsioni a Gerusalemme Est. Il 13 maggio, poche ore dopo che feroci folle di estremisti ebraici avevano preso d’assalto le città miste arabo-ebraiche intorno a Israele, innescando le peggiori rivolte razziali nella storia israeliana, il commissario di polizia Kobi Shabtai ha avvertito Netanyahu che Itamar Ben Gvir, il leader del partito Kahanista Potere Ebraico che lo aveva appena aiutato a farsi rieleggere in Parlamento, stava “provocando un’intifada ebraica“.

Il corpulento colono del video virale ha celebrato l’omicidio di massa dei palestinesi

Le ingiustizie e le assurdità regolarmente inflitte ai residenti palestinesi di Sheikh Jarrah sono state sintetizzate in un video che è diventato virale a maggio. Il filmato mostrava un battibecco tra una donna palestinese locale e un colono israeliano nato negli Stati Uniti che ha occupato la sua casa di famiglia negli ultimi dieci anni con il pieno sostegno delle autorità israeliane.

Il colono, il 41enne Yaakov Fauci, è stato colto nel negare la colpevolezza di qualsiasi crimine. “Perché mi stai urlando contro? Non sono stato io”, ha esclamato. Quando la residente palestinese, Mona el-Kurd, ha risposto gridando: “Mi stai rubando la casa!” Fauci rispose imbarazzato: “Se non la rubo io, lo farà qualcun altro”. In una successiva intervista con Vice News apparentemente finalizzata a contenere i danni, Fauci ha tranquillamente definito la sua espropriazione dei palestinesi come “un male necessario“.

Ma Fauci non è ingenuo e la sua occupazione della casa el-Kurd non è casuale; Fauci è stato un fermo sostenitore dei kahanisti per decenni e fa ancora parte del movimento messianico che mira apertamente a trasformare Israele in una teocrazia ebraica dopo aver epurato l’intera popolazione palestinese.

Il governo israeliano e il Dipartimento di Stato Americano hanno classificato i gruppi kahanisti come organizzazioni terroristiche un quarto di secolo fa, dopo che uno degli ex candidati parlamentari del movimento, Baruch Goldstein, ha commesso il peggior omicidio di massa mai commesso da un civile israeliano, massacrando ventinove uomini e ragazzi che pregavano nella moschea Ibrahimi di Hebron nel 1994.

Dopo che un altro sostenitore dei kahanisti ha assassinato quattro cittadini palestinesi di Israele (due cristiani e due musulmani) nella città settentrionale di Shefa Amr nel 2005, Fauci e altri due kahanisti di origine nordamericana si recarono sulla scena un mese dopo il massacro per commemorarlo e affiggendo manifesti in onore dell’assassino in giro per la città. Il poster mostrava una fotografia dell’assassino, Eden Natan-Zada, in posa con un libro scritto dalla figura messianica che ha fondato il movimento, l’arcirazzista rabbino americano-israeliano Meir Kahane. Era accompagnato da un versetto dei Salmi 58:11: “Il giusto gioirà quando vedrà vendetta; si laverà i piedi nel sangue dei malvagi”.

Fauci e gli altri sono stati arrestati dalla polizia e accusati di istigazione alla ribellione. Tre anni dopo, tuttavia, un giudice israeliano ha ritirato le accuse, decretando che le loro azioni erano protette in Israele dalla libertà di espressione, aggiungendo: “Non siamo un paese del terzo mondo”.

I notiziari in lingua ebraica e i post sui social media di Fauci mostrano che il suo fervente sostegno al movimento kahanista non è diminuito nel corso degli anni. Una foto di dieci anni fa ritrae Fauci in piedi accanto a un sorridente Itamar Ben Gvir, ora leader del partito Potere Ebraico, indossando una maglietta che chiede il rilascio di Yigal Amir, l’israeliano che si è ispirato al movimento Kahanista per assassinare il Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin nel 1995, perché aveva firmato un accordo di pace provvisorio con i Palestinesi.

Ancora oggi, Fauci, soprannominato dai suoi amici Rabbino Kalashnikover, in riferimento al fucile, tiene un adesivo con inciso il famigerato slogan kahanista “Kahane aveva ragione” affisso sul frigorifero nella casa di Sheikh Jarrah che occupa. Non sorprende che i post su Facebook di Fauci mostrino il suo sostegno alle liste kahaniste nelle ultime elezioni israeliane, sia a livello nazionale che municipale.

Arieh King e Yonatan Yosef, i consiglieri comunali kahanisti di Gerusalemme, membri chiave della coalizione di governo del sindaco, guidano da anni gli sforzi dei coloni per cacciare i Palestinesi da Sheikh Jarrah. Yosef può essere visto in un altro video che è diventato virale nelle ultime settimane, spiegando con sicurezza che mira a rendere non solo Sheikh Jarrah, ma tutta Gerusalemme priva di non ebrei, una politica sostenuta dal rabbino Kahane quando era un membro del Parlamento israeliano a metà degli anni ’80: “Prenderemo casa dopo casa. Tutta questa zona sarà un quartiere ebraico. Non abbiamo finito il lavoro. Ci stiamo dirigendo al prossimo quartiere. E poi, andremo anche oltre.”

Due decenni fa, Yosef è stato arrestato nel seminario religioso kahanista di Gerusalemme, dove risiedeva, perché sospettato che stesse accumulando fucili automatici e munizioni, con l’intento di usarli per commettere attacchi terroristici contro i Palestinesi. Yosef, nipote di un ex Rabbino Capo di Israele e nipote dell’attuale, è riuscito ad evitare una lunga pena detentiva dopo che un ministro del governo israeliano lo ha avvisato in anticipo dei piani per arrestarlo, un lasso di tempo sufficiente per liberarsi di qualsiasi prova incriminante.

Nel luglio 2014, il vice candidato alle elezioni di Yosef, Arieh King, ha incitato una folla di ebrei religiosi a mutilare e uccidere i Palestinesi, usando il gergo religioso per incitare al razzismo omicida. Ore dopo, un gruppo di ebrei religiosi ha rapito un adolescente palestinese, Muhammad Abu Khdeir, fuori dalla sua casa nel quartiere di Shu’afat a Gerusalemme Est, gli ha fatto ingoiare del liquido infiammabile e l’ha bruciato a morte dall’interno. Il raccapricciante omicidio ha portato le tensioni a un punto esplosivo contribuendo ad innescare una violenta recrudescenza militare di 51 giorni tra le fazioni armate e l’esercito israeliano a Gaza.

In risposta a una domanda, King ha dichiarato di non avere alcun collegamento con il movimento Kahane. Tuttavia, ha ammesso di aver tenuto un discorso a un evento commemorativo in onore di Kahane. King affermò che le sue ripetute chiamate a compiere atti di “Phinehas” (omicidi biblici) non equivalgono a nient’altro che invitare gli ebrei a visitare la città di Gerusalemme; non spiegò come la semplice visita a Gerusalemme fosse in qualche modo paragonabile all’atto di Phineas a cui si riferiva: Trafiggere con una lancia un uomo israelita e una donna non israelita nel mezzo della fornicazione, uccidendoli entrambi.

Il moderno ordine templare ebraico non cerca di pregare ad Al Aqsa, ma di distruggerla

Dopo settimane di restrizioni contro il Movimento Palestinese nella Città Vecchia di Gerusalemme in coincidenza con il mese santo del Ramadan, le tensioni alla fine hanno raggiunto il punto di rottura. Durante la festa musulmana di Laylat al-Qadr, il 9 maggio, le famiglie palestinesi in celebrazione a Gerusalemme sono state violentemente disperse dalla Porta di Damasco all’ingresso della Città Vecchia.

Il giorno successivo è stata la moderna festa israeliana del Giorno di Gerusalemme, che commemora la conquista israeliana della metà orientale della città nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Per anni, migliaia di coloni della Cisgiordania e di ebrei nazionalisti-religiosi provenienti dall’interno di Israele hanno commemorato la ricorrenza marciando attraverso i quartieri palestinesi della città e cantando motti razzisti, tra cui “Morte agli arabi!”

Indignati per le continue provocazioni, il giorno seguente i Palestinesi si sono riuniti in gran numero al Nobile Santuario, o complesso di Haram al-Sharif, nel cuore della Città Vecchia, per riaffermare le loro rivendicazioni sul luogo sacro. Le forze di polizia israeliane non hanno permesso agli ultranazionalisti sionisti di entrare nel complesso come inizialmente previsto, ma hanno preso d’assalto il complesso e la stessa moschea di Al-Aqsa, usando granate stordenti per allontanare i fedeli dal sito, ferendone oltre duecento.

La profanazione del terzo luogo più sacro del mondo musulmano non poteva rimanere senza risposta. Il giorno seguente Hamas ha reagito alla provocazione lanciando oltre un centinaio di razzi contro Israele. Da lì, Israele ha contrattaccato con i suoi missili e nei giorni seguenti la devastazione compiuta su Gaza ha raggiunto proporzioni spaventose.

Ma la cronologia degli eventi suggerisce chiaramente che lo spargimento di sangue è iniziato dopo che le forze israeliane hanno attaccato i santuari musulmani, mentre nella piazza del Muro Occidentale sottostante, migliaia di ebrei religiosi che aspirano a demolire quei santuari e costruire un tempio ebraico sulle loro rovine hanno ballato e intonato canti che chiedono lo sterminio dei Palestinesi.

Secondo la narrativa israeliana, tuttavia, i timori dei musulmani sulle intenzioni dei gruppi ebraici sull’Haram al-Sharif sono completamente esagerati. Dal loro punto di vista, il Waqf islamico (gestore dei siti sacri) è paranoico riguardo alle visite al sito da parte di ebrei religiosi, che desiderano solo occasionalmente sperimentare la vicinanza al sito dei loro ex templi, distrutti migliaia di anni fa, e alla Pietra di Fondazione che ritengono essere l’epicentro del pianeta, se non dell’intero universo.

Che dire allora della moltitudine di gruppi ebraici il cui intero programma è incentrato sul cambiamento di destinazione del sito, trasformandolo da un luogo sacro musulmano a ebraico? Questi gruppi sono seriamente intenzionati a costruire un tempio ebraico al posto della Cupola della Roccia e del Duomo della Catena, e sono stati sempre più attivi negli ultimi anni.

Gli esperti israeliani hanno minimizzato il pericolo che questi gruppi rappresentano, sostenendo che siano una minoranza insignificante e politicamente emarginata la cui propaganda non implica azioni criminali. La semplice liquidazione come innocui degli attivisti che spingono per un tempio ebraico sull’Haram a-Sharif sarebbe più convincente, tuttavia, se la dirigenza di questo moderno Ordine Templare Ebraico, e in particolare il suo fondatore, l’avvocato, architetto visionario e Rabbino Capo, non fossero precisamente le stesse persone che hanno già scontato la prigione per i tentativi passati di impossessarsi con la forza del luogo sacro.

Il massimo avvocato templare e sospetto assassino Baruch Ben Yosef

Nel 1980, il leader della Lega di Difesa Ebraica (Jewish Defense League) Baruch Ben Yosef complottò con il suo mentore, l’arcirazzista Rabbino Meir Kahane, per far saltare in aria la Cupola della Roccia, usando un lanciarazzi LAW portato a spalla. I due furono arrestati prima che potessero mettere in pratica il loro piano e imprigionati senza accuse per sei mesi. Era la prima volta che il rigido protocollo antiterrorismo noto come detenzione amministrativa era stato utilizzato contro gli Ebrei sin dai primi giorni dello Stato.

Ben Yosef ha trascorso la metà degli anni ’80 negli Stati Uniti, dove è nato e cresciuto. Secondo l’FBI, ha ucciso due cittadini statunitensi durante questo periodo. Quando il Dipartimento di Giustizia Americano ha iniziato a costruire un caso contro di lui, Ben Yosef è fuggito in Israele e ha ripreso la sua campagna per conquistare l’Haram a-Sharif.

Nel 1993, Ben Yosef ha fondato l’Istituto del Tempio Yeshiva; le sue attività consistevano nel portare gruppi di studenti all’Haram a-Sharif e tenere conferenze religiose in loco. Come spiegò all’epoca al Jerusalem Post, la scelta del luogo non era né casuale né fortuita. “Abbiamo versi nella Torah che dicono che qualsiasi luogo in cui mettiamo piede è nostro”, ha detto Ben Yosef. “Camminare equivale a conquistare.”

Le forze di sicurezza israeliane alla fine arrestarono nuovamente Ben Yosef nel dicembre di quell’anno, insieme a molti dei suoi studenti e altri seguaci di Meir Kahane, quando è emerso che stavano contrabbandando armi nel paese e complottando di usarle per attaccare i Palestinesi.

Dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza presso l’Università Bar Ilan insieme all’assassino del Primo Ministro Yitzhak Rabin Yigal Amir, che in seguito rappresentò in tribunale, Ben Yosef ha continuamente sfidato il governo israeliano presso la Corte Suprema negli anni ’90, chiedendo che ai Templari fosse permesso di pregare e macellare un capra ad Haram al-Sharif, per rinnovare il sacrificio pasquale. A quel tempo, l’Alta Corte ha accettato la posizione dei governi Laburista e del Likud, secondo cui consentire queste cerimonie costituirebbe un’incredibile provocazione e deve essere prevenuta, al fine di mantenere l’ordine pubblico.

Prima della decisione dei giudici, Ben Yosef sosteneva che vietare la preghiera e i rituali ebraici nel sito costituiva una discriminazione religiosa, una violazione dei diritti civili dei suoi clienti. Ma fuori dall’aula del tribunale, Ben Yosef non era timido riguardo al suo ulteriore programma apocalittico. “Pensate a cosa affrontiamo quando cacciamo quegli arabi dal Monte del Tempio. Affrontiamo una jihad con l’intero mondo musulmano,” ha detto Ben Yosef nel 1993.” Sono disposto a farlo, perché so che è ciò che Dio vuole”.

Per i successivi due decenni, Ben Yosef avrebbe continuato a guidare i Templari ebrei come presidente del TNU’AH L’KINUN HaMIKDASH, il Movimento per la preparazione del tempio. Oggi fa ancora visite regolari all’Haram a-Sharif e fornisce una difesa giudiziaria critica a una nuova generazione di giovani provocatori Templari.

Baruch Ben Yosef con Meir Weinstein, attuale leader della Jewish Defense League

Yehuda Etsion, il templare terrorista diventato pianificatore visionario

Mentre Ben Yosef e altri seguaci americani di Meir Kahane attaccavano i Palestinesi e complottavano per far saltare in aria la Cupola della Roccia, un gruppo di Israeliani nativi, figli di alcune delle famiglie più importanti del movimento degli insediamenti, ha avviato una campagna di omicidi attraverso la Cisgiordania occupata.

In una serie coordinata di autobombe, membri della milizia ebraica clandestina hanno fatto saltare le gambe al sindaco di Nablus Bassam Shakaa e al sindaco di Ramallah Karim Khalaf; una terza bomba è stata scoperta e disinnescata prima che potesse mutilare il sindaco di El Bireh, un’altra città della Cisgiordania. Più tardi, i membri del gruppo hanno attaccato un campus universitario a Hebron, lanciando una granata nell’edificio e aprendo il fuoco con le mitragliatrici sugli studenti, uccidendone tre e ferendone trentatré.

Un altro attacco pianificato dal gruppo, sventato appena in tempo, avrebbe fatto esplodere cinque autobus carichi di fedeli palestinesi, di ritorno dalle preghiere festive alla moschea di Al Aqsa. Sulla scia di quel tentato massacro, gli investigatori dello Shin Bet hanno scoperto il complotto più criminale del gruppo: Un piano per piazzare bombe all’esterno della Cupola della Roccia per far crollare la struttura. L’uomo che ha ideato quella cospirazione e fornito tutti gli esplosivi necessari per eseguirla è stato uno dei fondatori dell’insediamento di Ofra: Yehuda Etsion.

Nonostante i loro crimini, o forse a causa loro, Etsion e i restanti membri della milizia clandestina ebraica hanno ricevuto un forte sostegno dal movimento per gli insediamenti. L’allora Primo Ministro Yitzhak Shamir ha persino votato a favore di un disegno di legge che avrebbe assolto completamente gli stragisti. Alla fine, furono condannati a pene detentive relativamente lievi, che furono ulteriormente ridotte per ordine degli allora presidenti israeliani Ezer Weizman e Chaim Herzog. Etsion non ha mai espresso rammarico per il suo ruolo nella milizia clandestina, e non appena è stato liberato, tornò rapidamente al suo progetto iniziale, chiedendo agli Ebrei di giudaizzare l’Haram a-Sharif.

Oggi Etsion lavora con un architetto israeliano accreditato, delineando la grande visione dei Templari per il Monte Sacro, la città di Gerusalemme, Israele nel suo insieme e molti altri siti storici. Secondo il piano generale di Etsion, non solo gli edifici sacri saranno demoliti e i residenti musulmani sfrattati dalla Città Vecchia insieme alla moschea di al-Aqsa, ma il Monte del Tempio stesso sarà enormemente ampliato, per fare spazio a tutte le funzioni governative israeliane da trasferire sul sito.

Yisrael Ariel, rabbino capo e aspirante genocida

Il rabbino Yisrael Ariel è stato ossessionato dal Monte del Tempio da quando gli fu ordinato di proteggerlo da giovane soldato dell’esercito israeliano, poche ore dopo che fu conquistato dalla Legione giordana nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Negli anni che seguirono, servì come Rabbino Capo di Yamit, il più grande insediamento di Israele nella penisola del Sinai in Egitto.

Quando l’esercito ha evacuato la colonia come parte di un accordo di pace con l’Egitto, Ariel è stato brevemente arrestato per aver esortato i soldati israeliani a non eseguire gli ordini. I militari hanno evitato per un pelo un bagno di sangue quando i resistenti hanno accettato a malincuore di lasciare l’ultimo bunker dove si erano barricati, ascoltando il consiglio dell’unico rabbino che tenevano in maggiore considerazione di Ariel, il suo vice alle precedenti elezioni del parlamento israeliano, Meir Kahane.

Una volta che Yamit se ne andò per sempre, Ariel rivolse la sua attenzione al Monte del Tempio. Nel 1983, era l’autorità religiosa dietro un tentativo armato da parte di dozzine di soldati israeliani di impossessarsi dell’Haram a-Sharif e trasformarlo in un’installazione ebraica. Mentre un piccolo gruppo di soldati utilizzava vanghe e altre attrezzature per scavare un tunnel nel muro meridionale del Monte del Tempio, sperando di arrivare al di là dei Cancelli di Hulda e sull’Haram a-Sharif, decine di altri soldati stavano in attesa con il rabbino Ariel nella sua casa nel quartiere ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme. Ma prima che potesse essere dato il segnale per radunare le truppe sul Monte del Tempio, le forze di sicurezza israeliane hanno fatto irruzione nella casa di Ariel arrestando i cospiratori.

Il primo giudice che ordinò la loro detenzione era convinto che intendessero scatenare una guerra santa. Tuttavia, il caso fu presto trasferito a un altro giudice che era disposto ad accettare le loro assurde giustificazioni. Ariel e i soldati, che erano stati catturati con armi sufficienti per effettuare un attacco terroristico, furono liberati con appena una bacchettata sulle mani.

L’anno successivo, il governo israeliano ripulì la fedina penale di Ariel riabilitandolo e concedendogli la sua approvazione, dando una legittimizzazione ufficiale alla sua nuova organizzazione, l’Istituto del Tempio. Da allora, l’Istituto ha pagato per fornire quasi tutti i trasporti necessari per riavviare il servizio sacrificale a Yahweh, sperando che un nuovo tempio si materializzasse magicamente sul monte.

Riconoscendo che attualmente non vi è consenso sul radere al suolo i siti sacri e sulla de-islamizzazione del monte, l’Istituto tenta di convincere gli ebrei israeliani che affinché il popolo ebraico torni alle grazie di Dio devono ricostruire il Tempio, presumibilmente l’unico luogo possible sul pianeta in grado di soddisfare le esigenze di questa divinità onnipresente. A tal fine, l’istituto riceve finanziamenti da più ministeri per istruire i giovani israeliani sui meriti del tempio. Se i loro genitori non disprezzano la presenza musulmana sul monte con sufficiente fermezza, forse la prossima generazione di ebrei sarà più propensa a spazzare via i loro santuari.

Questi tre uomini, Ben Yosef, Etsion e Ariel, sono stati tutt’altro che soli nel complottare attacchi ad al Aqsa negli ultimi decenni. Sono anche lontani dagli unici eliminazionisti coinvolti; quasi l’intera casta dei sacerdoti preparati dall’Istituto di Ariel per officiare i rituali templari sono seguaci di lunga data di Kahane o membri della sua famiglia.

La lobby templare ebraica della Knesset espande la sua base nella società israeliana tradizionale

Per anni i Templari ebrei non furono altro che una curiosità, una minoranza all’interno di una minoranza, una frangia marginale che poteva solo sperare di vedere il suo delirio realizzato per mezzo della forza fisica. Quando Israele ha ritirato i suoi insediamenti e soldati dalla Striscia di Gaza nel 2005, tuttavia, i fanatici religiosi si sono resi conto che non sarebbero mai stati in grado di attuare la loro visione di un Grande Israele senza il sostegno dei nazionalisti laici, che rappresentano la stragrande maggioranza dell’elettorato israeliano e detengono ancora la maggior parte delle posizioni chiave nei media israeliani, nel mondo accademico e nelle sfere culturali.

Nel corso degli ultimi quindici anni, il Movimento dei Templari ha perfezionato la sua comunicazione, consentendogli di espandere la sua base di appoggio ben oltre il suo nucleo centrale messianico. Sebbene gli obiettivi finali del movimento siano la trasformazione di Israele in una monarchia assoluta, dove le leggi della Torah e del Talmud sarebbero applicate sotto pena di morte, i leader del Movimento del Tempio ammettono questi grandiosi obiettivi solo nei loro incontri interni. Nelle conversazioni con ebrei non religiosi, la sua dirigenza si arrabbia sul percepito insulto all’orgoglio ebraico rappresentato dalla continua esistenza di un waqf islamico sul Monte del Tempio, o come lo incorniciano, il cuore pulsante del popolo ebraico.

E i loro sforzi hanno dato i loro frutti. Al giorno d’oggi, è molto più probabile che gli israeliani medi considerino irrispettoso la vista di ragazzi musulmani che prendono a calci un pallone nell’unico spazio verde a loro disposizione nella Città Vecchia di Gerusalemme, o uomini musulmani davanti alla Cupola della Roccia mentre si inginocchiano in preghiera inchinandosi in direzione della Mecca. In qualche modo, ampie fasce di ebrei laici si sono convinti che è molto più spirituale sacrificare gli animali in massa, come intendevano gli autori della Torah. La carneficina quotidiana ammonterà a più di diecimila animali alla volta durante le festività ebraiche, afferma l’Istituto del Tempio, osservando che al tempo del Secondo Tempio, il sangue degli animali sacrificati sarebbe schizzato sulla santa spianata, salendo quasi al livello delle ginocchia dei sacerdoti.

Nell’ultimo decennio, sotto la guida di Benjamin Netanyahu, attivisti strettamente legati al movimento kahanista come Moshe Feiglin e Yehudah Glick hanno convinto un numero crescente di loro colleghi legislatori del Likud a sostenere la causa dei Templari. Unendo controintuitivamente le loro richieste di sovranità ebraica sul monte con il sostegno alle politiche liberiste, come la legalizzazione della marijuana, una volta probabilmente bruciata come incenso nel tempio stesso, e oggi liberamente assunta dai giovani coloni che sono i più forti sostenitori del Movimento dei Templari, Feiglin e Glick hanno convinto persino i parlamentari laici fumatori di cannabis del loro partito a fare visite provocatorie al sito.

Ora, la società israeliana è diventata testimone dell’assurda situazione di un Ministro della Pubblica Sicurezza dichiaratamente gay, Amir Ohana, che compie un pellegrinaggio religioso all’Haram a-Sharif e incoraggia altri ultra-nazionalisti a fare lo stesso. Se i messianisti del Movimento del Tempio riuscissero a fare a modo loro, Ohana sarebbe stato condannato a morte per lapidazione per la sua bestemmia davanti a Dio.

Il mandato di Donald Trump è stato un vantaggio per gli annessionisti ebrei, che ora possono proclamare con orgoglio che anche se l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est e delle alture del Golan non è riconosciuta da quasi nessun altro paese alle Nazioni Unite, è totalmente sostenuta dalla nazione più potente del mondo. E mentre le clausole più discusse nel Piano “Pace per la Prosperità” di Trump danno la benedizione del presidente alla proposta di annessione israeliana di gran parte della Cisgiordania, il suo cosiddetto “Accordo del Secolo” ha anche rotto i ranghi con il consenso internazionale sul Monte del Tempio, esprimendo sostegno alla preghiera ebraica sul sito.

Con il patrocinio dell’Amministrazione Trump e sotto l’egida di Amir Ohana, la polizia israeliana non impedisce più agli ebrei religiosi di pronunciare preghiere sul luogo, anche in massa, rompendo con lo status quo che era durato mezzo secolo. Ciò che Baruch Ben Yosef, Yehuda Etsion e Yisrael Ariel, le figure più note e influenti del Movimento Templare, non sono riusciti a fare con bombe e razzi, lo stanno gradualmente realizzando passo dopo passo, con la loro strategia del salame*.

[* La strategia del salame, è un processo di divisione e conquista fatto di minacce e alleanze utilizzate per superare l’opposizione. Con essa, un aggressore può influenzare e alla fine dominare un ambiente, tipicamente politico, pezzo per pezzo. In questo modo, l’opposizione viene eliminata “fetta per fetta” fino a quando non si accorge, di solito troppo tardi, che è praticamente sparita nella sua interezza.]

Il Monte del Tempio è nelle loro mani?

Una cosa sarebbe per gli Ebrei israeliani liberali esprimere la loro piena fiducia nei servizi di sicurezza israeliani e la loro capacità di prevenire eventuali disordini pianificati all’Haram a-Sharif da parte dei Gruppi Templari Ebrei. Un’altra sarebbe respingere le dichiarazioni dei legislatori nelle retrovie e presumere che nel governo prevarranno i più ragionevoli, fiduciosi che il Primo Ministro agirà concretamente sul monte. Ma respingere le preoccupazioni dei musulmani che temono la crescente influenza dei gruppi ebraici che mirano apertamente a distruggere i loro santuari sacri significa negare l’evidente realtà della società israeliana.

Infatti, il Waqf potrebbe benissimo ridurre al minimo il pericolo rappresentato dai Templari. Oltre al loro ruolo di leader del Movimento Templare, Baruch Ben Yosef e Yisrael Ariel svolgono il doppio dovere di alti funzionari del nascente Sinedrio, una recente reincarnazione dell’antica assemblea dei rabbini che erano la suprema autorità religiosa del popolo ebraico nella Terra di Israele durante l’era della dominazione romana.

Il 9 settembre 2015, il giornalista statunitense Dan Cohen e io abbiamo registrato Yisrael Ariel mentre parlava con Ben Yosef e il resto del segretariato del Sinedrio riunito presso la Diaspora Yeshiva sulle pendici meridionali del Monte Sion.

In questo incontro pubblico, al quale erano stati invitati tutti i principali media d’informazione, che non hanno partecipato, Ariel ha delineato la sua dottrina massimalista, che va ben oltre l’Haram a-Sharif. Erano finite le banalità su un futuro tempio ebraico come “una casa di preghiera per tutte le nazioni”. In frasi misurate con pause occasionali per un effetto drammatico, Ariel si lanciò in un delirante sermone genocida che chiedeva l’assassinio dell’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, esortando gli eserciti ebraici a conquistare il resto del Medio Oriente e invocando l’uccisione di ogni locale che si rifiutasse di rinnegare l’Islam e il Cristianesimo e abbracciare la religione vassalla del giudaismo, chiamata contratto di Noè:

“Questo è ciò che la Torah ci ha comandato …” Quando ti avvicini a una città per combatterla, allora proclamale la pace”. Cosa si intende per “pace”? Maimonide dice che devono accettare di seguire le sette leggi di Noè. Significa chiedere loro: ‘Seguite le sette leggi? Se è così, vi permetteremo di vivere. “In caso contrario, uccidi tutti i loro maschi, con la spada. Lascia in vita solo le donne. A quale patto? Devono tutti accettare di seguire le Sette Leggi. Ed è così che si impone le Sette Leggi a quella città. Conquisteremo l’Iraq, la Turchia. Arriveremo anche in Iran. Imporremo le sette leggi di Noè a tutti questi luoghi. Voi dite: “Veniamo in pace”. Se alzano la bandiera della resa e dicono: “D’ora in poi non ci sarà più Cristianesimo, non più Islam, “le moschee e le guglie cristiane e le loro croci cadranno”, d’ora in poi seguiremo le sette leggi di Noè”.

L’anno successivo, i Ministri e i membri del Parlamento hanno accolto Ariel con un lungo applauso mentre entrava nell’aula della Knesset dove il parlamentare Glick aveva organizzato una conferenza per onorare i principali attivisti del Movimento del Tempio. Salendo sul podio, Ariel ha conferito un premio al suo giovane protetto, Raphael Morris, l’astro nascente dei Templari.

Morris, che espone una fotografia incorniciata di Meir Kahane nell’ingresso di casa sua, ha ringraziato Ariel per la sua guida e ha tenuto un breve discorso in cui ha fatto eco alle ambizioni espansionistiche del suo rabbino: “Possiamo conquistare non solo il Monte del Tempio, ma anche la Giordania e la Siria.”

Nessuno tra i funzionari governativi che sedevano in prima fila ha battuto ciglio.

Yaakov Fauci, Yonatan Yosef e Yisrael Ariel non hanno risposto alle richieste di commento.

David Sheen è un giornalista investigativo nato in Canada, che scrive da oltre un decennio dal campo in Israele-Palestina. Il suo lavoro per un’ampia gamma di pubblicazioni locali, regionali e internazionali si concentra sulle tensioni razziali e sull’estremismo religioso. Sito web: www.davidsheen.com twitter: @davidsheen fb: facebook.com/realdavidsheen

Traduzione: Beniamino Rocchetto – La Zona Grigia

Fonte: https://thegrayzone.com/2021/05/26/fascist-party-netanyahu-israels-parliament-war/

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