Le elezioni palestinesi viste dai giovani

di Mona AlMsaddar,  

We are not numbers, 15 aprile 2021. 

Le prossime elezioni nella Palestina occupata –previste il 22 maggio per le legislative, 31 luglio per le presidenziali e 31 agosto per il Consiglio Nazionale– presentano sfide, opportunità e minacce che variano molto a seconda di dove vivono i giovani palestinesi.

L’esclusione di Gerusalemme Est

“Voglio disperatamente votare alle elezioni palestinesi, ma non posso”, dice Layal, 25 anni, che vive a Gerusalemme. Ma l’occupazione israeliana divide Gerusalemme Est dalle altre città palestinesi e impedisce ai Palestinesi che ci vivono di avere la carta d’identità palestinese.

Quasi 3 milioni di Palestinesi in Cisgiordania e Gaza hanno espresso la loro intenzione di votare alle prossime elezioni. Gli elettori di Gerusalemme Est aumenterebbero questo numero di diverse centinaia di migliaia se fosse loro permesso di votare. Nel 2005, i residenti di Gerusalemme Est votarono presso gli uffici postali israeliani nella loro parte di città, ma gli Israeliani e l’Autorità Palestinese non concordano se questo tipo di votazione possa essere di nuovo consentito. Alcuni propongono di mettere seggi elettorali vicino alla moschea Al Aqsa e vicino alla chiesa del Santo Sepolcro nella Città Vecchia di Gerusalemme, ma molti Palestinesi di Gerusalemme non sono sicuri che possa funzionare. Nella migliore delle ipotesi, avere solo due luoghi per le votazioni renderebbe difficile l’accesso ai residenti, mentre nella peggiore, i checkpoint israeliani alle porte della città bloccherebbero semplicemente l’accesso degli elettori. A complicare le cose, un portavoce dell’Unione Europea riferisce che non c’è ancora risposta da parte di Israele per quel che riguarda l’agevolare l’ingresso degli osservatori europei a Gerusalemme per garantire legittime elezioni.

Lo scetticismo mitiga l’entusiasmo

I residenti della Striscia di Gaza e della Cisgiordania potranno votare, ma sono stati delusi diverse volte negli ultimi 15 anni, quando le elezioni venivano annunciate e poi cancellate. Ogni volta che le elezioni venivano annullate, le speranze di cambiamento degli elettori si infrangevano e, di conseguenza, questa volta i giovani palestinesi si chiedono se il progetto elettorale sia credibile. Non sanno se questa volta ci si può fidare del governo o anche dei partiti.

Alcuni giovani palestinesi che partecipano alla vita dei partiti e seguono i loro programmi sono pieni di speranza che il loro partito possa vincere le elezioni. Fanno inoltre del loro meglio per convincere altre persone a votare per il loro partito. Tutte queste attività danno loro la possibilità di essere partecipanti attivi nel processo democratico. All’estremo opposto ci sono giovani che non credono in alcun partito. Si chiedono se queste elezioni siano reali o solo un’altra menzogna politica per manipolare la gente. Inoltre, alcuni giovani desiderano persino che le elezioni non si tengano. Costoro, purtroppo, si rifiutano di votare e giustificano il loro diniego dicendo che il loro voto non cambierà nulla, a meno che non vengano cambiati i candidati attuali.

Vale la pena notare che la gente nelle strade sta chiedendo un cambiamento. Hanno chiesto aggiustamenti nelle liste dei candidati dei partiti –liste che sono state appena chiuse– perché i nomi sulle liste erano quelli delle stesse persone che, tanto per cominciare, hanno causato conflitti interni tra i Palestinesi stessi. Di conseguenza, ci sono stati appelli rivolti a giovani e indipendenti per candidarsi sia per le elezioni presidenziali sia per le legislative. Di conseguenza, giovani, indipendenti dai partiti, hanno presentato almeno tre delle 35 liste elettorali nelle prossime elezioni.

Timore delle conseguenze

Le persone sono preoccupate che possa essere una replica delle elezioni del 2005, quando forti differenze nei risultati del voto portarono a una spaccatura nel governo tra Hamas a Gaza e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina in Cisgiordania. Negli ultimi anni, sono stati fatti sforzi per ricucire le differenze tra le parti, ma gli elettori sono preoccupati che i risultati delle elezioni possano condurre di nuovo a un’altra grave spaccatura. Poiché il processo elettorale accresce la passione politica e ideologica, la gente teme che qualsiasi partito che perda le elezioni possa non accettare il risultato. Questo è davvero preoccupante, perché la situazione in Palestina non sopporterebbe un’altra terribile scissione. Le persone hanno inoltre paura delle conseguenze a lungo termine che i risultati elettorali possono avere sulla causa palestinese.

L’impatto del COVID

Una sfida grande e non politica alle elezioni è il COVID-19. Il Ministero della Salute palestinese sta segnalando un picco crescente di COVID-19, con conseguente estensione per un altro mese dello stato di emergenza in Cisgiordania. I Palestinesi si chiedono quanto sia facile per loro tenere le elezioni e votare durante la pandemia.

Per concludere, la Palestina sta facendo un passo molto importante nel suo percorso politico e questo sicuramente influenzerà il suo progetto nazionale. È difficile immaginare la legittimità a lungo termine di queste elezioni senza la partecipazione di quei Palestinesi che vivono a Gerusalemme Est. La legge elettorale palestinese dovrebbe sostenere il diritto dei residenti a Gerusalemme Est di presentarsi alle elezioni e di votare. Questi cambiamenti migliorerebbero la credibilità del voto.

È importante che queste sfide e preoccupazioni siano superate in modo da non compromettere il risultato. Le elezioni del 2021 sono cruciali per il miglioramento della Palestina. Il risultato del voto deve essere la formazione di un nuovo governo che lavori sulla sostenibilità della società e che si concentri su problemi dello status definitivo come quelli dei rifugiati e del loro diritto al ritorno.

Mona AlMsaddar è il tipo di persona che tenta sempre di fare del suo meglio per realizzare i suoi sogni e per rimanere fedele ai suoi principi. Si ritiene una poetessa, ed è per questo che ascolta fino in fondo il suo cuore. “Non importa quanto sia difficile la vita, la soluzione sta sempre in due parole: provare e credere”. Mona lavora come insegnante di inglese da più di tre anni. Ama i suoi studenti e ritiene di dover dare loro il meglio della sua personalità e delle sue conoscenze. Infine, ama provare cose nuove e soprattutto “volare” attraverso la musica e le passeggiate.

https://wearenotnumbers.org/home/Story/Palestinian_elections_through_the_eyes_of_youth

Traduzione di Elisabetta Valento – AssoPacePalestina

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