L’Unione Europea sta legittimando gli insediamenti illegali di Israele, afferma un gruppo di studiosi

da: European Coordination of Committees and Associations for Palestine,

29 marzo 2021. 

Una lettera aperta sull’Università di Ariel da parte di accademici di tutta Europa e di Israele afferma che l’UE ha agito contro le proprie posizioni sugli insediamenti.

Noi sottoscritti accademici e ricercatori di paesi che partecipano a programmi di ricerca europei, notiamo con grave preoccupazione la persistente incapacità dell’Unione Europea di garantire che i suoi programmi di ricerca, finanziati dai contribuenti, non siano utilizzati per legittimare o comunque sostenere la creazione e l’attività di istituzioni accademiche israeliane negli insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati (OPT).

Come ha recentemente ribadito la Commissione UE: “L’articolo 19 del Programma Quadro Horizon 2020 prevede che tutte le attività di ricerca e innovazione svolte nell’ambito di Horizon 2020 devono rispettare i principi etici e la legislazione pertinente su base nazionale, internazionale e dell’UE…”  Sono stati presi i provvedimenti necessari nella legislazione dell’UE e nelle sue norme di attuazione per “garantire il rispetto delle posizioni e degli impegni secondo il diritto internazionale sul non riconoscimento da parte dell’UE della sovranità di Israele sui territori occupati da Israele dal giugno 1967”.

I criteri applicati dalla Commissione UE per determinare l’ammissibilità dei progetti e dei partecipanti al sostegno finanziario dell’UE, i termini dei suoi contratti con i partecipanti e il suo monitoraggio delle attività e dei beneficiari dei progetti devono essere conformi a questi requisiti e ai loro scopi.

Per questi stessi scopi, la Commissione deve anche garantire che la gestione delle attività condotte nell’ambito di progetti di ricerca finanziati dall’UE rispetti e comporti il ​​non-riconoscimento da parte dell’UE della sovranità di Israele sugli OPT, il conseguente non-riconoscimento da parte dell’UE delle entità basate negli insediamenti israeliani come entità legittimamente istituite e il conseguente non-riconoscimento delle attività basate negli insediamenti come attività legalmente condotte.

Tuttavia, diversi casi dimostrano l’incapacità della Commissione di istruire adeguati procedimenti, monitorare e rettificare le trasgressioni della gestione dei progetti rispetto a queste posizioni dell’UE.

L’Università di Ariel, che si trova nell’insediamento israeliano illegale di Ariel, ha ospitato nel giugno 2020 un evento di divulgazione per il progetto Bounce ed è inclusa come “stakeholder in Israele” per il progetto. Inoltre, un professore dell’Università di Ariel è elencato come co-ricercatore del progetto, come “membro dell’Israel Bounce Team” e come uno dei “ricercatori coinvolti nella raccolta dei dati” su un prodotto finale del progetto, sollevando seri sospetti che le attività di ricerca siano state svolte negli OPT.

L’Università di Ariel è stata anche elencata come stakeholder nel progetto Horizon 2020 Geo-Cradle. Inizialmente era stata rimossa dall’elenco delle parti interessate a seguito di una richiesta alla Commissione da parte del coordinatore del progetto, ma il suo profilo di stakeholder è stato ripristinato e indizi del suo coinvolgimento rimangono ancora oggi sul sito web del progetto.

Inoltre, in tutti i casi, l’Università di Ariel è erroneamente indicata sul materiale del progetto come ubicata in Israele.

L’amministrazione di estrema destra, ora defunta, del presidente Trump, ha reso ufficiale il suo sostegno alle istituzioni illegali degli insediamenti israeliani, mettendo fine -tra l’altro- alle restrizioni di lunga data sui finanziamenti alla ricerca. L’UE deve e può fare di meglio.

Autorevoli organismi palestinesi di istruzione superiore, supportati da eminenti accademici, chiedono alle istituzioni internazionali di non riconoscere l’Università di Ariel e di astenersi dal dare effetto alle sue pretese di legittimità istituzionale.

Nel momento in cui l’UE sta finalizzando il successore di Horizon 2020, il programma Horizon Europe da 100 miliardi di euro [86 miliardi di sterline], esortiamo la Commissione, il Parlamento e il Consiglio dell’UE a ideare, finanziare e attuare un monitoraggio efficace dei progetti di ricerca partecipanti e chiamare i trasgressori a rispondere del proprio operato.

L’obiettivo dichiarato di Horizon Europe è “fornire nuove conoscenze e soluzioni innovative per superare le nostre sfide sociali, ecologiche ed economiche”. I progetti di ricerca non dovrebbero essere usati per legittimare o altrimenti sostenere gli insediamenti israeliani illegali. L’Unione Europea non può sottrarsi ai propri obblighi in tal senso perché rafforzerebbe ulteriormente l’occupazione militare illegale di Israele e la sua oppressione di milioni di Palestinesi, e indebolirebbe ulteriormente i diritti inalienabili e universalmente riconosciuti del popolo palestinese ai sensi del diritto internazionale.

Firmatari:

Karin Arts, Professor of international law and development, International Institute of Social Studies, Erasmus University Rotterdam, Netherlands
John DugardLeiden University, Netherlands
Maria J. Esteban, French National Centre for Scientific Research (CNRS), France
Richard FalkPrinceton University, US
Amiram GoldblumHebrew University of Jerusalem, Israel
Robert JenningsUniversity of Milan, National Academy of Italy, Italy
François LoeserSorbonne University, France
Ruchama Marton, Physicians for Human Rights-Israel, Israel
Carlo Alberto Redi, department of biology and biotechnology, University of PaviaItaly
Steven RoseThe Open UniversityUK
Dmitry Shumsky, professor of modern Jewish history, Hebrew University of Jerusalem, Israel
Ailbhe Smyth (retired)University College Dublin, Ireland
Saana SvärdUniversity of Helsinki, Finland

e più di  500 altri. Per la lista completa dei firmatari, cliccare QUI

Ulteriori informazioni sull’azione di cui sopra.

La Campagna di Non-Riconoscimento dell’Università di Ariel e il Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina hanno pubblicato un’informativa sul coinvolgimento dell’Università di Ariel e di altre entità di insediamento nei programmi di ricerca dell’UE finanziati dai contribuenti.

L’UE non riconosce e ha il dovere, ai sensi del diritto internazionale, di non riconoscere la sovranità israeliana sui territori occupati nel 1967.

Le linee guida dell’UE stabiliscono che le entità israeliane stabilite o le attività condotte nei territori occupati non sono ammesse a ricevere le sovvenzioni dell’UE.

La Commissione non riesce a istruire adeguatamente, monitorare e correggere le trasgressioni nella gestione dei progetti:

• L’Università di Tel Aviv ha raccolto campioni di suolo dalla Cisgiordania occupata per un progetto finanziato da Horizon 2020.

• L’università di Ariel e la società di insediamento Golan Heights Winery, con sede negli insediamenti israeliani illegali, sono state coinvolte in progetti finanziati da Horizon in passato e in corso.

• Le pubblicazioni della ricerca finanziata dall’UE includono affiliazioni all’Università Ariel che indicano falsamente che l’Università si trova in Israele.

• I professori dell’Università Ariel ammettono di aver escogitato meccanismi per aggirare le condizioni per ottenere l’accesso ai finanziamenti per la ricerca e ai programmi di mobilità dell’UE.

L’UE si sottrae al suo dovere di monitorare e garantire il rispetto dei suoi obblighi ai sensi del diritto interno e internazionale, lasciando alla società civile il compito di identificare e denunciare le trasgressioni. I casi sopra indicati mostrano che si tratta di un problema diffuso tuttora in corso che deve essere affrontato in modo sistematico.

Il Consiglio Europeo, il Parlamento e la Commissione dell’UE devono ideare, finanziare e attuare:

• un monitoraggio efficace dei progetti di ricerca dell’UE,

• misure di responsabilizzazione efficaci per i trasgressori, compresi i partecipanti ufficiali al progetto che facilitano le infrazioni.

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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