Haaretz, 16 novembre, 2020.
Il noto intellettuale progressista parla ad Haaretz delle sue scarse aspettative nei confronti della presidenza Biden e di cosa significhino per l’America i 70milioni di voti per Trump
Noam Chomsky prima delle elezioni americane ha dichiarato più volte che avrebbe votato per Joe Biden e che i progressisti americani avrebbero dovuto fare lo stesso. In una intervista precedente al 3 di novembre il leggendario intellettuale e linguista ha detto a Salon: “La mia posizione è votare contro [il Presidente Donald] Trump. Nel nostro sistema bipartitico è un fatto tecnico per cui, se vuoi votare contro Trump, devi schiacciare il pulsante per i Democratici.”
Concluse le elezioni e con Biden nuovo presidente eletto, Chomsky ha detto ad Haaretz la scorsa settimana che il lavoro dei progressisti americani è solo all’inizio. In una intervista via Zoom, Chomsky, che compie 92 anni il mese prossimo, sembra scettico sulla possibilità che i democratici producano quel cambiamento che milioni di americani sperano.
“Che cosa farà Biden? Il Senato è nelle mani del leader della maggioranza Mitch McConnell, che sa fare solo due cose: bloccare tutto ciò che i democratici cercano di fare e, l’altra cosa, dare ai ricchi tutto quello che vogliono,” dice.
Chomsky continua: “Biden è un contenitore vuoto. Non credo che abbia principi saldi. È in conflitto con il DNC (Democratic National Committee) che gestisce il partito ed rappresenta fondamentalmente l’ala di Wall Street. Se cercherà di fare qualcosa di progressista, La Corte Suprema è lì pronta a fermarlo. Trump e McConnell sono responsabili di aver riempito l’intero sistema giudiziario, da cima a fondo, di giudici di estrema destra che possono bloccare qualsiasi iniziativa progressista si presenti”, accusa.
Biden ha vinto sia il voto popolare che quello elettorale, ma più di settanta milioni di americani hanno votato per Trump (che ha rifiutato di accettare il risultato e sta lanciando la falsa accusa che le elezioni siano state “rubate”). Questo preoccupa Chomsky. “Nonostante Biden abbia vinto, Trump ha riportato un’enorme affermazione. È incredibile che uno che ha appena ucciso centinaia di migliaia di Americani possa anche solo concorrere per la presidenza. Il solo fatto che le elezioni siano state contestate è una immensa vittoria repubblicana. Trump è un abile politico che capisce la mentalità americana,” commenta Chomsky.
“Trump è riuscito ad attingere alle correnti velenose che scorrono poco al di sotto della superfice della vita, della cultura e della storia americane, semplicemente per estrarre e potenziare il veleno. È su questo che si è mosso. La supremazia bianca è un principio situato in profondità nella società e nella cultura americane. Gli Ebrei ne sanno qualcosa. Sono abbastanza vecchio da ricordare aperte manifestazioni di antisemitismo nelle strade. Ma il razzismo anti-neri è ben più estremo,” afferma.
La vittoria di Biden ha visto i Newyorkesi e tanti altri nelle grandi città riversarsi in strada spontaneamente a ballare, mentre esperti e giornalisti festeggiavano il ritorno alla decenza e al rispetto della costituzione. Biden promette di curare e unire la nazione. Chomsky pensa che questo possa realmente accadere?
“Andiamo in entrambe le direzioni,” risponde. “C’è molta più sensibilità oggi sulla questione razziale di quanta ce ne sia stata in passato. Prendiamo la risposta all’assassinio di George Floyd [nel maggio scorso]. Da sempre ci sono stati assassinii di neri da parte della polizia, ma questo è stato un caso unico. In pochi giorni abbiamo visto enormi proteste di massa, grande solidarietà tra bianchi e neri in tutto il paese, insieme a un immenso sostegno popolare, tanto quanto Martin Luther King Jr. non aveva mai ottenuto. Questo è un segnale di cambiamento,” dice.
Ma Chomsky crede anche che in altri Americani ci sia una feroce reazione che non deve essere ignorata. “Hai il partito repubblicano e i suoi elettori, che sono in gran parte bianchi, cristiani e tradizionalmente dell’America rurale. E qual è la loro maggiore preoccupazione?Che il loro tradizionale modo di vivere sia sotto attacco. E qual è il loro tradizionale modo di vivere? Tenere i piedi sul collo dei neri”, afferma.
“Se guardiamo il tasso di natalità negli Stati Uniti oggi, vediamo che la maggioranza dei nati sono non-bianchi,” aggiunge. “Non c’è bisogno di conoscere la statistica per capire che cosa significa questo. Perderanno la supremazia bianca. Il concetto dell’essere bianchi non è razziale, ma è piuttosto una concezione sociologica. Se si torna indietro, non di molto, gli Ebrei non erano considerati bianchi. E neppure gli Irlandesi. Alla fine del diciannovesimo secolo, a Boston potevi trovare cartelli sulle porte dei ristoranti che dicevano: “Niente cani ne’ Irlandesi”. Gradualmente anche loro sono diventati bianchi, man mano che venivano assimilati nella cultura, soprattutto quando raggiungevano benessere e potere politico. Questo sta succedendo ora con la popolazione ispanica,” sostiene Chomsky.
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Ogni quattro anni, si discute accanitamente sull’adeguatezza del Collegio Elettorale. Chomsky è tra i molti che credono che il sistema sia antiquato e difettoso. “Siamo di fronte a una crisi costituzionale. Si può vedere in queste elezioni. Biden sta vincendo per più di tre milioni di voti, [attualmente più di 5 milioni] ma nessuno neppure lo nota. Viviamo ancora con un sistema che è stato creato da ricchi bianchi proprietari di schiavi,” afferma.
La politica di Biden in Medio Oriente
Sulla politica estera, Chomsky è ben lontano dal credere che Biden porterà quel cambiamento radicale che i progressisti cercano. Pensa che Biden riattiverà l’accordo nucleare iraniano da cui Trump si era ritirato nel maggio del 2018. Ma non si aspetta che promuova un Medio Oriente libero da armi nucleari, cosa che richiederebbe un conflitto con Israele.
“È molto semplice: non devi fare altro che unirti al resto del mondo. Se fai questo ricostruisci l’accordo”, dice Chomsky riferendosi all’Iran. “Anche se gli Stati Uniti non sono un partner affidabile, l’Iran farà bene ad accettare l’accordo. Ma attenzione: c’è un altra soluzione che però è un tabù e nessuno è disposto a discuterne: imporre una zona libera da armi nucleari nel Medio Oriente con frequenti ispezioni.”
Chomsky dice che queste ispezioni vanno “contro la propaganda israeliana. Gli stati arabi e l’Iran hanno chiesto da tempo una zona libera da armi nucleari. In realtà la maggioranza dei paesi del mondo sono a favore. Allora, perché questa area non viene istituita? Perché gli Stati Uniti mettono il veto. Il più recente è stato messo da Obama, semplicemente perché Washington non vuole che vengano ispezionate le armi nucleari israeliane.”
“Gli Stati Uniti non riconoscono che Israele possieda armi nucleari, anche se tutti sanno che le ha. E c’è una ragione anche per questo: è la legge americana che proibisce aiuti economici o militari agli stati che hanno sviluppato armi nucleari al di fuori del Trattato di Non Proliferazione,” afferma Chomsky.
L’ambiguità della politica israeliana riguardo alle supposte armi nucleari è considerata una componente chiave della sua dottrina di sicurezza nazionale.
Netanyahu, d’altra parte, è preoccupato che, dopo aver beneficiato politicamente negli ultimi quattro anni della sua stretta relazione con Trump, ora potrebbe pagare un prezzo in patria per ogni eventuale tensione con la prossima amministrazione Biden. Chomsky, ancora una volta, è scettico sulla possibilità che si verifichino cambiamenti su vasta scala nella politica americana in Medio Oriente.
“Facciamo l’ipotesi che Biden torni alla politica di Obama. Diversamente da quanto pensano molti Israeliani, Obama è stato il presidente più filo-israeliano prima di Trump. Non ha mai posto nessuna condizione a Israele. Il congelamento degli insediamenti nel 2010 sotto Obama è stata una assoluta farsa. E tutti lo sanno. La stampa israeliana ha correttamente riportato che non ha avuto nessun effetto. Invece che parlare di costruzione di nuovi insediamenti, l’hanno chiamata espansione,”
I Palestinesi, d’altra parte sono ansiosi di porre fine a quattro anni di ostilità tra Ramallah e Washington.
” C’è speranza per i Palestinesi, ma non viene da Biden,” dice Chomsky. “Viene dall’opinione pubblica degli Stati Uniti che non può essere messa a tacere per sempre. Se si va indietro di venti anni, il sostegno a Israele lo si trovava tra i democratici liberali. Ora sta passando agli evangelici e agli ultranazionalisti, mentre il sostegno ai Palestinesi sta crescendo tra i liberali, soprattutto tra i giovani. Prima o poi questo potrebbe avere un’influenza sulla politica.”
Traduzione di Gabriella Rossetti – AssopacePalestina