Firenze – Nariman e Manal Al Tamini: testimonianza di due donne del Comitato popolare di Nabi Saleh

Martedì 7  febbraio 2012 a Firenze Manal e Nariman hanno parlato della loro partecipazione al comitato popolare di Nabi Saleh.

Il comitato dal 15 dicembre 2009 organizza ogni venerdì un corteo non violento contro l’appropriazione da parte dei coloni israeliani (insediamento di Halamish) di una sorgente e di terreni che appartenevano ai palestinesi della zona.

Manal e Nariman sono state accompagnate da Luisa Morgantini che ha organizzato come Associazione perla Pace il loro viaggio in Italia. Luisa Morgantini, nel presentarle ha detto dell’ importanza di avere due donne che rappresentano i comitati Popolari, ha descritto la situazione che si vive nei Territori occupati Palestinesi dopo più di 45 anni di occupazione militare, la crescita degli insediamenti, l’assedio di Gaza, il muro, l’apartheid che cresce, come però crescono i Comitati Popolari per la resistenza popolare nonviolenta che si esente dono nei diversi villaggi. Comitati che hanno tre caratteristiche straordinarie, sono strutture di base e autonome da ogni partito pur avendo componenti dei Comitati popolari che hanno diverse appartenenze politiche, la lotta comune con Israeliani, Palestinesi e Internazionali.

Luisa ha poi ribadito l’importanza di dare voce e sostegno anche finanziario ai Comitati Popolari che subiscono la repressione sempre più serrata da parte dell’autorità israeliana e vedono molti arresti con relativi pagamenti di multe. Ha poi comunicato che come Assopace, hanno scelto di programmare l’arrivo in Italia a cadenza bimestrale di rappresentanti dei Comitati Popolari per dare continuità all’impegno e al sostegno della lotto popolare nonviolenta.

 Nariman, madre di quattro bambini il marito è in carcere da 10 mesi e a lei, come a tutti i familiari dei prigionieri palestinesi all’interno di carceri israeliane, non è permesso vederlo. Anche Nariman è stata detenuta, insieme a Manal, per aver partecipato alle manifestazioni contro l’occupazione a Nabi Saleh, sono state richiuse nella sezione israeliana lontane dalle altre donne palestinesi. Mettere in prigione due donne è una lezione per chiunque vuole partecipare alle manifestazioni.

Manal anche lei madre di tre bambini e una bambina ci dice che ultimamente gli obiettivi dei soldati israeliani sono le donne e i bambini. Nella cultura palestinese, ci spiega, gli uomini palestinesi non sopportano che le loro donne vengano insultate e picchiate e per questo che ora sono diventate gli obiettivi principali dell’esercito. Manal ci racconta di quando è stata arrestata con Nariman, era in casa quando l’esercito ha buttato un lacrimogeno dentro casa e la prima cosa che ha fatto è stata quella di portare i suoi figli fuori casa. Dopo è stata portata via davanti ai propri figli perché accusata che durante una manifestazione ha attaccato una soldatessa israeliana (poi dalle indagini è emerso che al momento non c’era nessuna soldatessa) e aver tirato dei candelotti (dati da chi non si sa). Manal e Narinam sono state portate in una stanza con 21 soldati uomini ubriachi e drogati e hanno avuto molta paura che potesse succedere loro qualcosa..

Anche i bambini sono un altro obiettivo dell’esercito che di notte fa delle incursioni nella case del villaggio per fotografare i bambini e prendere gli estremi delle loro carte di identità.

Durante una manifestazione il figlio di 12 anni di Manal è stato colpito a un fianco da un lacrimogeno provocandogli  dei problemi al fegato e ai reni. I bambini del villaggio sono sotto stress e di notte hanno difficoltà a dormire, secondo Manal non vivono una vera infanzia poiché “l’occupazione uccide i loro sogni e le loro speranze”.

Manal conclude il suo intervento molto commossa invitando tutte le persone presenti ad andare in Palestina e vedere con i propri occhi che i palestinesi non sono dei terroristi e come sono costretti a vivere.

“Venite, venite, venite in Palestina” ripete.

 Gli interventi di Manal e Tariman sono stati molto significativi e importanti perché hanno fatto emergere il ruolo attivo delle donne all’interno dei Comitati popolari. Spazi generalmente associati a figure maschili.

Invece constatare che anche le donne sono parte attiva dei comitati e anche le loro vengono ferite, insultate e detenute per aver partecipato a manifestazioni non violente è un messaggio importante. La lotta non violenta e il tipo di resistenza del comitati popolare di Nabi Saleh dimostra di riuscire a coinvolgere anche le donne, che generalmente si tengono distanti da forme violente di resistenza (tranne che in alcuni casi). Questo tipo di lotta riesce a coinvolgerle non solo per il suo carattere non violento ma anche perché parte dal basso e non è gerarchica.

L’esempio di Nabi Saleh può essere considerato un esempio di buone pratiche all’interno dei comitati popolari e dovrebbe essere diffuso perché riesce ad includere quell’altra metà della popolazione che è vittima dell’occupazione. Quella metà a cui vengono feriti, uccisi, incarcerati figli, mariti, padri e parenti.

A Nabi Saleh quell’altra metà è donna e in alcuni casi proprio per il fatto di essere donna che viene insultata, derisa e incarcerata, per dare l’esempio per allontanare le donne dalle manifestazioni e da forme di resistenza.  Donne come Manal e Tariman dopo la manifestazione del venerdì devono ritornare a casa e prendersi cura di figli, mariti o parenti e il prezzo che pagano se vengono arrestate è molto più caro di quello degli uomini. Perché le conseguenze della loro detenzione si ripercuoteranno su tutta la famiglia, sulla vita di mariti, figli, genitori e parenti.

Ma è proprio per questo molteplici ruoli che hanno che non possono stare a casa ma sentono di dover lottare e resistere con gli uomini.

L’evento è stato realizzato dall’associazione per la Pace, il Cospe, l’associazione di Amicizia Italo-Palestinese, il Giardino dei Ciliegi, Le Mafalde, il Comitato dell’Isolotto e un gruppo di persone che è stata in Palestina e Israele con i viaggi di conoscenza organizzati da Luisa Morgantini con Assopace. Nella stessa giornata Manal e Nariman hanno anche incontrato a Firenze la Commissione Provinciale della Cooperazione che si è impegnata di di stabilire dei rapporti con i Comitati Popolari.

Articolo a cura di Mariella

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